Mostra vaticana.
Ultimo giorno di
carnevale:una immensa coda umana dall'entrata dei Musei
vaticani si snodava fino al colonnato sotto le mura di viale
Angelico; un serpente colorato e gradevolmente rumoroso si
muoveva lentamente assaporando la gioia di vedere cose belle
sognate ed immaginate da tempo.
Sull'altro lato
della piazza davanti al braccio detto di Carlo Magno innanzi ai
cancelli della mostra "Petròs Enì", ossia "Pietro è qui",proprio
nessuno tanto che allo scoccare delle dieci entriamo per primi.
Succede...L'esposizione ricorda i 500 anni dell'attuale basilica
di S. Pietro con cimeli di quella vecchia,con scritti e disegni
dei grandi architetti di allora: Bramante, El Greco Raffaello,
Michelangelo, Bernini e Maderno... con i ritratti dei papi
dedicatisi alla costruzione. Ad un palmo dal naso potevi
rilevare le pennellate di Tiziano, Raffaello, Caravaggio,
Rubens. E poi una immensità d'altri oggetti dalle monete di
quegli anni alle vedute dei lavori in avanzamento, dai
modellini fedelissimi agli acquerelli eloquenti e sfumati, alla
ricostruzione della “cattedra di Pietro"; c'è anche un sandalo
consunto di Madre Teresa che ha continuato a portare il
messaggio con il suo esempio.
Una
curiosità interessante.
Protetto da un
cristallo antiproiettile e termo controllato, quasi in un angolo
ma ben illuminato c'è un pezzo di malta con infisso un sasso
rossastro che ha rozzamente incise delle lettere greche: gli
archeologi, dopo studi accurati, hanno letto quella frase che
significa PIETRO E' QUI. Non è l'unico dei grafiti rinvenuti
negli scavi sotto la cupola ma questo determina in modo
inequivocabile che le poche ossa che giacevano accanto sono
quelle di Pietro, l'Apostolo.
Credo di non
essere un tipo facilmente suggestionabile e quanto a reliquie
poi...ma quel calcinaccio ha ripagato la mia attesa. Ero partito
per vederlo perché lo sento quale anello importante d'una catena
che va indietro nel tempo sino a Cristo.
Mica sto parlando
della mela di Biancaneve o degli stivali delle sette leghe o del
cappellino di Pinocchio, no! Quel sasso è storia, non fiaba o
fantasia ma documento.
Me ne sono
venuto via contento e commosso. Ho sentito ondeggiare dentro di
me sentimenti e pensieri in sintonia con quelli di Pietro.
Si, caro Pietro,
Anche se non mi
attira la pesca, un pochino pescatore, come te, credo di
esserlo. Ho conosciuto entusiasmi sinceri ma, come te, dei
momenti di ripensamento; hai preteso perfino di insegnare a Lui
come doveva comportarsi...Così spesso anche noi quando
preghiamo. La tirata d'orecchi che t'ha dato quando facevi il
gradasso convinto che non l'avresti abbandonato chissà a quanti
di noi l'ha data: e tu L’hai ugualmente disconosciuto. Poi il
Vostro sguardo s’è incontrato e dev’essere stato straordinario
perché hai pianto di cuore tutte le tue lacrime. E’ uno dei
momenti toccanti del vangelo.
Ma sei stato
grande specialmente il mattino di pasqua quando ansimante sei
giunto secondo al sepolcro ed entrato per primo hai visto che
Lui non c’era più. Hai intuito che era risorto,hai compreso quel
che era avvenuto mentre ti chinavi sulle bende flosce. Con
coraggio dopo alcuni giorni sei andato in mezzo mondo a
raccontare la verità di quel mattino e come Lui ti aveva
perdonato costringendoti a dire davanti a tutti il tuo amore per
Lui. Ti sento vicino a noi dopo venti secoli e quel sasso
scolorato ed inciso mi ha condotto al mattino di pasqua:Colui
che avevi lasciato morto ed imbalsamato nel sepolcro, non c’era
più, era tornato in vita e tu lo vedesti vivo e parlasti e
mangiasti con Lui.
Questa è la
sicurezza della Pasqua cristiana che diversamente da tutte le
altre bazzecole pasquali ci deve toccare l’animo. Il grande
nemico dell’uomo
Fonte di dolori e
di paure è stato vinto. La fede nella vittoria di Cristo,se ci
entra nel cuore ci permetterà di fare una BUONA PASQUA. |