ULTIMO ATTO

Un gregge, il Pastore. Uno solo, qualche cane che abbaia ma vuol bene alle pecore così come l'asinello che cammina con loro verso una luce tenue che però rassicura: un modo carino di veder la parrocchia. (clicca)Dialogo interrotto.

  Un motivo c'è:

 "Sappi fermarti un passo prima che l'altro ti dica: Basta! Sappi fermare il tuo discorso prima che un altro ti dica: Basta! Sappi interrompere il tuo cammino prima che un altro ti dica: Basta! Sappi lasciare il posto a lungo occupato, prima che un altro ti dica: Basta!”

  Non so chi abbia detto queste parole ma sono sagge per davvero.

  Come son andate le cose? In breve:l a protesi al ginocchio mi ha creato un problema col nervo femorale che, quando gli pare riesce a bloccare l'articolazione con dolore intenso seppur breve. Sottoposto ad esami ed a cure pressoché inutili ho pensato che per non mettere a disagio gli altri bisognava fare stop. Il Vescovo portato a conoscenza mi propose l’aiuto di un prete. Non vedendone l'opportunità ho chiesto una parrocchia più piccola e meno impegnativa magari destinata a non aver più prete: stesi un elenco di una ventina di luoghi.

Di scelta sua il Vescovo mi ha proposto Soverzene ed ho accettato. Tutto qui!

 Tutto?

  Non proprio.

Nel momento in cui dissi di si ho visto, come in un lampo i volti di coloro che risiedono in riva al Piave fin giù in fondo a via Montegrappa, fino in cima a Col Cavalier, fin su a Porta Rugo. L'emozione mi ha tradito;il Vescovo accortosene è uscito in un commento umano.

  Eh si! Perché non si posson cancellare le vivaci celebrazioni festive allietate da cantori e chitarre, i creativi incontri con i catechisti fino a notte inoltrata,le  stupende serate  bibliche, le partite di calcio

in tutta la provincia e fuori, le viacrucis colorate a s. Rocco, i simpatici e partecipati mesi di maggio, i cocenti campeggi al Cavallino, gli incontri loquaci coi nonni e gli ammalati, le giornate creative dei GREST con lavori, canti e passeggiate, i momenti  mesti nel ricordo di chi ci aveva lasciato e quelli degli incontri esuberanti delle feste della parrocchia e di S. Nicolò, le gite particolarmente aggreganti e perché no?-le solenni impennate del "prete girato";aggiungiamo pure i progetti per il futuro, ahimè.

 Velleità.

  Anche i sogni hanno il loro peso: la speranza d'un uso adeguato degli immobili della parrocchia, la promessa d'una sala vagheggiata e persino progettata nei dettagli rimasta nel cassetto, le proposte

sempre rimandate con i giovani, l'attesa per una crescita serena dei più piccoli non solo sul piano  religioso, l'avvicinarsi di adulti alle attività sociali della comunità, qualche tempo da passare insieme per gli anziani.

  E' vero che talora ti verrebbe da puntare il dito contro gli altri. Verso gli amministratori dalle facili promesse puntualmente scordate e dai litigi infantili, verso i prigionieri  dello schema, i nostalgici  del passato  ed i refrattari della novità; verso le cicisbeate  d'una scuola reduce da teorie ideologiche ed autodistruttive che perde tempo  prezioso invece che gettar le fondamenta  per la vita;  verso le mode applaudite ed inseguite che pian piano istupidiscono; verso i giovani così pigri e perditempo che scambiano  le provocazioni di canzoni e TV per realtà della vita dimenticando che spesso è scadente spettacolo pesantemente retribuito col nostro denaro; verso i genitori rinunciatari ed immaturi da far tenerezza;  verso gli uomini della politica prigionieri di moduli arcaici e lontani dalla gente, verso la Chiesa stessa nella quale mi sforzo di vivere così restia ai soffi di rinnovamento dello Spirito che dà l'impressione di non essersi ancor liberata dai fermenti del potere e dall’accattivante tintinnio del denaro; verso me stesso perché quando mi guardo allo specchio interiore vedo bene le rughe dei miei difetti  e della mia incostanza.

  E allora?

  Invece che puntare il dito cerchiamo di non svegliarci mai col cuore asciutto. Viviamo con ottimismo.

L'ottimista accende una candela piuttosto che imprecare contro il buio;fa luce a lui ed agli altri.

  La vogliamo accendere?

 Un augurio.

  Col procedere degli anni crescono gli addii definitivi. A pensarci bene però, almeno per un cristiano vi è la certezza che non lo  saranno per sempre. Sto pensando da tempo che alla fine ci si ritroverà e non ci saranno più difetti o mancanze, non ci vergogneremo più di far brutta figura. La persona del Nazzareno è al massimo del suo splendore fin da oggi e  sua Madre pure. Anche noi saremo perfettamente in forma senza menomazioni o invidie e godremo guardando al passato e sorrideremo capendoci perfettamente. Lui ce l'ha promesso.                                 

don Luigi

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