Ci
siamo. Con la risoluzione dei contenzioso fra il Comune e gli eredi
Colle sorto alcuni decenni or sono relativo all'area che comprende le ex
concerie Colle, si è conclusa una tra le più tormentate vicende che ha
coinvolto negli ultimi anni l'intero quartiere di Borgo Piave. La
conclusione di questa ormai intollerabile vicissitudine ridona speranze
e, soprattutto, dignità ad una porzione dei Borgo che con il degrado
che si porta appresso, penetra nella memoria degli abitanti dapprima
come esempio di salvezza, poi come condanna dell'antico e operoso porto
della città. In questa operazione di salvataggio urbanistico
l'Amministrazione comunale è intervenuta con un piano particolareggiato
redatto nel 1994, in anticipo cioè sull'adozione della variante
all'intero PRG comunale approvata nell'estate 1996, con lo scopo di
anticipare i tempi per il recupero dell'ambito il cui degrado pesava
fortemente sulla realtà cittadina. Il piano di intervento riferito
all'area in questione in sintesi prevede:
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il
recupero del complesso della conceria Colle, con destinazioni miste
pubbliche e private;
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l'integrazione
della funzione residenziale con un nuovo organismo da collocare alla
sommità dei pendio sovrastante il piazzale, in modo da mimetizzare
l'impatto visivo dei volumi retrostanti;
-
la
realizzazione di uno spazio pubblico (parcheggi, verde) di
connessione tra gli edifici e il fiume Piave;
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la
demolizione senza recupero volumetrico dell'appendice est, perché
di più recente costruzione;verranno esclusi dalla zona i grandi
centri di distribuzione commerciale a vantaggio di insediamenti di
commercio al dettaglio e piccolo artigianato;
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la
trasformazione della facciata prospettante sulla piazzetta S. Nicolò
mediante la realizzazione di un portico e contemporanea riduzione in
altezza dei medesimo fronte.
Questo
corpo avrà un volume di circa ventimila metri cubi con una destinazione
residenziale che sarà compresa fra il trenta e il sessanta per cento,
mentre il rimanente sarà destinato a commercio e artigianato.
Nell'intero complesso il Comune avrà un carico di circa seicento metri
quadrati coni quali prevede di realizzare un museo virtuale della
montagna, una specie di catalogo informatico della produzione mondiale
sulla cultura della montagna. I parcheggi saranno di due tipi: uno
pubblico sull'intero piazzale e uno privato con possibilità per
entrambi di interramento. Lungo l'argine viene previsto un terrapieno
per mascherare l’attuale antiestetico muraglione. Viene previsto,
infine, un nuovo accesso da est, attraverso una strada urbana di tipo
locale, che corre parallela all'argine destro dei torrente Ardo e,
passando sul retro delle ex Segherie Bellunesi, si innesta nel piazzale
adiacente alla ex conceria. Da questa seppur sommaria descrizione, si
evince una nuova vocazione urbanistica della zona con nuove prospettive
di sviluppo. Un nuovo vestito per Borgo Piave, così come quello che
dovranno indossare gli abitanti nel giorno in cui accoglieranno le nuove
strutture, che saranno progettate dall'architetto irloportoghese Goncalo
Byrne, invitato, peraltro a non stravagare troppo nelle forme
architettoniche. Prepariamoci, inoltre, a salire, in un certo senso,
sulla macchina dei progresso, con particolare riferimento al linguaggio
dovremmo mettere nel cassetto della memoria terminologie dei tipo "skorzèr,
botegon, skornadori, roia, menadas", per far posto al linguaggio
dell'informatica virtuale, riferito al futuro museo, software, windows,
ms-dos, cd-rom, mouse, scanner, modem. Non impressioniamoci, anche
questo fa parte della storia dei l'uomo, cioè evoluzione nel
tempo; l'importante è che le rovine delle concerie non rimangano tal ma
si trasformino in un qualche cosa di i vivo. Spetterà a tutti noi farsi
di integrare iI "nuovo" che avanza con il tessuto urbano e
sociale già esistente, nel miglior modo possibile. Non potrà che
costituire un vantaggio per tutta la comunità borgopiavense.
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