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   del 12 febbraio 2004    
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Nella festa della Madonna di Lourdes, per gli ammalati e per tutti i fedeli (11 febbraio 2004)

   

Messaggio del Vescovo malato alla diocesi

   

«Non ci dobbiamo smarrire nella fatica di ogni giorno, sempre rilevante per noi»

   


«Ringrazio innanzitutto di cuore quanti, direttori di giornali e mezzi di comunicazione sociale, mi permettono di raggiungere la popolazione della diocesi di Belluno-Feltre per vivere con loro un momento particolare.

Oggi è la festa della Madonna di Lourdes; questa giornata viene sentita con particolare intensità da quanti sono ammalati. Lourdes è meta di pellegrinaggi annuali da molti decenni. Migliaia di persone hanno avuto modo di raggiungere dalle nostre terre questo luogo di grazia e di partecipazione alla sofferenza. Anch’io, nella condizione di ammalato, sono nella bella opportunità di poter ricordare e vivere con loro questo affidamento a Maria, salute degli infermi.

Perché questo messaggio?

  1. Voglio informarvi, come ho frequentemente fatto, del mio attuale stato di salute. Il periodo successivo al Natale è stato faticoso perché, presumibilmente, non ho misurato le mie energie e ho voluto, per non perdere le opportunità d’incontrarvi nelle festività natalizie, vivere molti appuntamenti. Il freddo, l’affaticamento, lo stato di debolezza generale mi ha creato difficoltà che mi hanno obbligato a stare molto tempo ritirato in casa e a vivere due brevi visite all’ospedale, legate soprattutto al problema di risolvere la situazione, piuttosto precaria, a causa di una stenosi allo stomaco, provocata dall’ingrossamento del fegato, risolta con il posizionamento di una protesi. Dopo cinque giorni di ospedale a Belluno, quest’opportuno intervento ha permesso di riattivare la funzionalità digestiva; però il lungo tempo trascorso mi obbliga ora a curare in modo particolare l’aspetto nutrizionale per poter riprendere le cure relative al tumore, che per ora sembra collocato in posizione pressoché stabile. Questo spiega le mie diverse assenze e i brevi ricevimenti, che però non sono il segno della mia lontananza continua da voi: vi ho sempre ricordato in questo periodo. Confido molto sulla ripresa attività nutritiva perché mi permetterà di rafforzare quelle energie necessarie per una maggiore disponibilità verso i preti, sempre premurosi con me, e per una pronta presenza nella vita della Diocesi.

  2. Appunto relativamente a questa vita della Diocesi, l’itinerario primaverile prevede una serie di appuntamenti cui spero di poter presenziare, in tutto o in parte. Ma li voglio anticipatamente ricordare, perché sono appuntamenti maturati da quel colloquio così importante che è stato vissuto da tutti noi nello scorso anno attraverso le indagini scientifiche di rilevamento sociologico. Come ricordate, il 2 ottobre scorso ebbi modo di presentare i risultati raccolti. Ci colpirono molto. Mi pare che ci siano una serie di temi che vadano assolutamente ripresi insieme e rilanciati nella nostra riflessione comunitaria. E allora mi permetto di indicarne alcuni. Il primo è quello che avverrà, e sarà significativo, nei giorni 26 e 27 febbraio prossimi, giovedì e venerdì dopo le ceneri, dove promuoverò un confronto aperto a tutti, di particolare importanza, riguardo al mondo del lavoro. Conosciamo bene come i giovani tendano a cercare, qui e altrove, facile riferimento in un posto di lavoro sicuro, per garantirsi uno stipendio e conseguentemente una vita autonoma, rispetto alla lunga dipendenza che lo studio e i tempi di formazione esigono. Frutti evidenti sono però tanti rischiosi vuoti, che possono sopraggiungere in molti casi, rispetto alla formazione nella responsabilità politica, sociale, religiosa. Man mano che il giovane cresce, possono portare ad una posizione di accentuato disinteresse verso ciò che non è l’immediato risultato economico. Mentre, da una parte, noi godiamo di una sempre maggior sicurezza economica, anche se ultimamente giungono alcune notizie in senso contrario, ci rendiamo conto di quanto sia pericoloso per le nuove generazioni perdere di vista le opportunità di formarsi come persone che, sotto il profilo umano, culturale, religioso sappiano gestire la loro esistenza e dare risposte alle variazioni storiche del nostro tempo. Ci confronteremo su questo; e come abbiamo vissuto con grande intensità un’esperienza similare riguardo ai malati mentali, due anni fa, vorremmo risvegliare l’attenzione di tutta la nostra comunità a questo punto così fondamentale.

    Altri problemi emersi su cui vorremmo, prima dell’estate, creare luoghi di verifica insieme, toccano voci risultate impegnative nella indagine socio-religiosa: ne ricordo alcune. Nei mesi prossimi dedicheremo approfondimenti a temi come:

    Il dato dissonante dalla media nazionale sull’eutanasia va interpretato: è un dato isolato oppure rivela qualcosa di più nella nostra considerazione di vita / morte / sofferenza / solidarietà?

    Il volontariato è diffuso. Tuttavia si denuncia come un inaridimento di questo fenomeno per la mancanza di forze nuove; c’è il lamento: “Siamo sempre i soliti”. Come conservare una ricchezza della nostra comunità qual è il volontariato?

    L’annuncio della fede in paesi lontani non riceve grande incoraggiamento; i preti stessi poi sono considerati piuttosto come buoni samaritani che evangelizzatori. E l’impegno missionario, ricco di storia, è oggi più fragile.

    Gesù Cristo appare come “avvolto nella nebbia”. Mentre la fede in Dio è dichiarata da una grandissima maggioranza, è più incerta l’adesione a Cristo. Come offrire un itinerario spirituale di riscoperta della centralità di Cristo?

    Il creato come luogo di incontro con Dio è una peculiarità della nostra gente. Come condividere questa ‘grazia’ con quanti frequentano la nostra terra per turismo? Quale parte può avere la sensibilità ecologica nella nostra pastorale?

    Questi appuntamenti verranno di volta in volta realizzati nelle diverse zone della nostra provincia, non solo e sempre nelle città di Belluno e Feltre.

    Come era stato previsto, la vita della Diocesi in Quaresima s’impegna di più nella parrocchia, per realizzare i gruppi sinodali, il discernimento, in vista dell’ultima tappa del Sinodo. La parrocchia ha quindi il suo lavoro: ma queste iniziative che promuoviamo sono proposte a tutte le persone di buona volontà, con le quali abbiamo già avviato un colloquio nell’anno sinodale dell’ascolto, che abbiamo voluto chiamare “dialogo con la gente”. Spero risulti chiaro che queste opportunità non sono solo rivolte ai tradizionali fedeli praticanti, ma a tutti coloro che, abitando la nostra storia e i nostri luoghi, vogliono, e la Chiesa lo desidera in maniera forte e in prima linea, dare un contributo qualificante per il benessere di tutti noi.

    Concludo con un ricordo ancora sentito da quanti sono ammalati e per dire loro che non ci dobbiamo smarrire nella fatica di ogni giorno, sempre rilevante per noi, per offrire il nostro contributo perché la nostra società, che è poi la nostra famiglia, i nostri figli, i nostri nipoti, sentano la nostra vicinanza a loro per un presente e un futuro che illumini la loro dignità.

    Amo pensare che la Madonna mi permetterà di vivere queste opportunità per potervi vedere, parlare e salutare. Sì, mi mancano le vostre strette di mano, lo sguardo dei vostri occhi, pur sentendo sempre così vicino l’affetto di tutti e l’offerta di preghiere e sacrifici. Vi abbraccio e vi benedico,

      Vincenzo - vescovo»
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