IL CRISTIANESIMO A BELLUNO
Non vi sono documenti che ci permettano di conoscere il modo e il tempo in cui il Vangelo è penetrato nella vallata bellunese.
Pur tuttavia, affidandoci alle poche notizie che ci hanno tramandato gli scrittori di Storia locale antica e alle tradizioni popolari, sembra si possa affermare che il cristianesimo è arrivato a Belluno fin dai primissimi tempi.
Primi portatori del «Divino Messaggio» potrebbero essere stati alcuni soldati delle legioni romane, già convertiti e che sentivano in cuore l'impellente desiderio di comunicare il «gran dono» della fede e la loro intima gioia, a quelle persone che riuscivano ad avvicinare durante i loro lunghi staziona-menti.
Un esempio, tra i tanti, lo troviamo in san Longino, legionario romano, che avrebbe evangelizzato la città di Mantova, e che per causa della sua fede fu martirizzato nella medesima città. (1)
Sembra che anche san Fermo (quantunque un po' più tardi) sia stato un legionario romano, il quale fu martirizzato in Verona proprio perché scoperto ad evangelizzare e catechizzare la gente in casa di un certo Rustico che ne segui la medesima sorte. (2)
Una antichissima tradizione fa risalire la prima evangelizzazione di Belluno, all'ardore apostolico della Comunità Cristiana della grande Aquileia, già convertita alla fede da san Marco, il quale avrebbe posto a capo di quella chiesa, Ermàgora creato vescovo dallo stesso san Pietro.
Ermàgora ordinò Presbiteri e Diaconi come suoi collaboratori per soste-nere ed animare quelle piccole comunità cristiane che andavano sorgendo come frutto benedetto della sua predicazione.
Tra questi vi era anche il Diacono Fortunato.
«Fu a tal tempo il Belluno convertito alla Fede da Ermagora e Fortunato che ambidue vennero in queste parti a predicare, come afferma Carolo Pagano...».(3)
Secondo una tradizione popolare in Alpago, il vescovo sant'Ermàgora sarebbe giunto a Tambre d'Alpago per evangelizzare quelle popolazioni: e vi sarebbe giunto con Fortunato per la via del Cansiglio; attraverso quei sentieri che, sistemati ed allargati, costituirono in seguito la così detta «strada del Patriarca».
E forse la chiesa pievanale di Tambre è stata dedicata in onore dei santi Ermàgora e Fortunato in conseguenza di questa tradizione.
Secondo un'altra tradizione invece, questi santi sarebbero entrati nel Cadore per il «Passo della Mauria» ed evangelizzate quelle popolazioni, sarebbero poi discesi anche nel bellunese per diffondervi il Messaggio cristiano.(4)
Quando fecero ritorno in Aquileia, vi trovarono la comunità cristiana sconvolta dalla persecuzione scatenata dall'imperatore Nerone.
Furono presi e martirizzati, per ordine di Sebasto, Preside di Aquileia, il 2
luglio dell'anno 80 dopo Cristo. I loro corpi, da principio, furono venerati in Aquileia; ma con l'irruzione dei Longobardi, furono trasportati nell'isola di Grado. Cessato il pericolo, il patriarca Popone li riportò in Aquileia. Verso la metà del tredicesimo secolo, i Goriziani rivendicarono per sè i Beati Corpi.
La festa dei santi Ermàgora e Fortunato fu sempre celebrata il 12 luglio in Aquileia con grande pietà e devozione.
I loro nomi venivano ricordati ogni giorno nel cànone della Messa, alle Lodi e ai Vesperi dell'Ufficio feriale, ed anche nelle Litanie dei Santi e nelle «acclamazioni» che, secondo il rito, venivano cantate nelle feste più solenni.(6)
Vi è però anche un'altra tradizione, secondo la quale Belluno sarebbe stata convertita alla Fede nell'anno 60 dopo Cristo, per la predicazione di san Prosdocimo, primo vescovo di Padova.
«Il beato Prosdocimo, nativo della Grecia, convertito alla Fede da san Pietro e da lui consacrato vescovo, fu mandato a Padova per diffondere il Van-gelo di Cristo. Egli battezzò Vitaliano, prefetto della città, insieme con la moglie e la figlia e tutta la città.
Di là, percorrendo Asolo, Feltre, Belluno, Concordia, Oderzo, Altino, Este, e Vicenza ed altri luoghi limitrofi, ottenne il medesimo risultato con grandissima consolazione. Morì di vecchiaia, avendo raggiunto l'età di 114 anni» .(7)
«Tal opinione ancora tengono le Croniche Trivigiane, sì come riferisce il Burchellato nelle sue opere, dicendo: In quei tempi nei quali dal beato Prosdocimo fu battezzata la città di Padova della quale fu primo vescovo, dal medesimo furono consacrate a Dio Massimo per mezzo del santo Battesimo, le città di Oderzo, Concordia, Treviso, Asolo, Belluno, Feltre, Vicenza e molti altri paesi. E la veridicità di questo fatto viene registrata, tanto dalle nostre cronache, quanto da quelle della città di Padova».(8)
I) Sembra sia vissuto verso la metà del l° secolo. Cfr. Enciclopedia Ecclesiastica - Tasso - pagg. 289 e 473, vol. 5.
2) Il suo martirio sembra si possa collocare verso l'anno 236. Nell'antica iconografia viene rappresentato con il volto di colore scuro: il che farebbe pensare ad una sua origine africana. Cfr. Enicl. Eccl. Tasso, vol. 3, pagg. 1172 e 1173.
3) Cfr. il Privilegio di Papa Leone VIII riportato da G. Candido in «Commentarli de i fatti d'Aquileia» alle pagine 42-43-44.
4) Piloni, «Historia della città di Belluno», pag. 49.
5) Cfr. «Manoscritto Anonimo: della Biblioteca Gregoriana - Fondo da Borso. Sembra che antica-mente vi sia stata una sede vescovile anche in Cadore. Scrive infatti G. Candido a pagina 44 dei sopracitali «Commenarii...»: «Eranvi altri vescovi a nostra eta annullati Ebrociense che è un borgo vicino a Cadubrio e sino ad ora conserva il nome, e molti vestigi d'antichità vi si veggono». Che questa antica sede possa avere una qualche correlazione con la predicazione di Sant'Ermàgora ??? E che possa corrispondere all'attuale Auronzo ?!?
6) Cfr. (<Proprio della Diocesi di Belluno» per la festa dei santi Ermàgora e Fortunato.
7) Traduzione dal latino di quanto il Piloni ha riportato sunteggiando da «Historiae de Urbis Patavii
Antiquitate...» di B. Scardeone alle pagine 114 e 115. Vedi anche «Historia di Padova» di Sertorio
Orsato, pag. 51.
8) Traduzione del testo latino riportato dal Piloni a pag. 50.
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