PREFAZIONE

Animato dal desiderio di conoscere qualche cosa sulla personalità dei vescovi, specialmente dei più antichi, e sul tempo nel quale lo Spirito Santo li aveva posti a costruire e reggere la Chiesa di Dio in Belluno, mi sono dedicato un po' alla ricerca; ma per la scarsità di autori e di notizie, il mio desiderio è stato appagato solo in parte.

In un secondo tempo ho pensato che le poche notizie racimolate potessero riuscire di gradimento anche ad altri: e per questo mi sono deciso di presentarle riunite nelle pagine seguenti.

E' un lavoretto semplice, non una tesi di laurea, e che per mancanza di docu­menti veramente validi, è costretto a navigare tra storia e leggenda, e per il quale ho attinto ampiamente su quanto hanno scritto alcuni ricercatori e scrittori di cose antiche bellunesi e feltrine. Pertanto, come ad essi deve andare tutto l'onore e il me-rito della prima e più faticosa ricerca, così pure AD ESSI DEVE ESSERE ATTRIBUITA OGNI RESPONSABILITA' SULLA VERIDICITA' STORICA SU QUELLO CHE HANNO SCRITTO E CHE DA ME E' STATO CITATO O RIPORTATO IN QUESTE PAGINE.

Nel riunire queste notizie che riguardano i vescovi, mi sono prefisso di seguire il consiglio che il nostro storico bellunese don Francesco Pellegrini dà a coloro che si interessano della storia dei primi vescovi delle diocesi.

Scrive il nominato F. Pellegrini:

«Io troverei opportuno e naturale che nel compilare i cataloghi dei vescovi non si dovesse mai perdere di vista questo primo criterio: cioè che quando scritture pubbliche o private, atti notarili e diplomi contemporanei, o quasi contemporanei, o di poco posteriori vengono a collisione o sono in contraddizione coi cronisti e con gli storici posteriori d'assai, si debba trascurare affatto questi ultimi, e stare attaccati senz'altro alla testimonianza dei documenti sincroni o meno lontani dai fatti. E in secondo luogo io sarei d'opinione che quando anche manchino del tutto le memorie coeve, non si debbano perciò rigettare addirittura quei vescovi i quali sono accennati da cronisti assai posteriori soltanto: in quanto che sebbene essi ri­posino sulla dubbia fede di costoro, tuttavia non si può sempre asserire che l'autore non abbia forse veduto carte antiche, a noi sconosciute e ormai perite; e, se non altro il loro nome potrebbe anche essere l'ultimo eco di una languida tradizione raccolto dallo scrittore prima che svanisse del tutto. Ad ogni modo anche un semplice cenno é qualche cosa; é sempre diversa cosa e maggiore che il nulla: né con ciò si vuole intendere che a tali poco attendibili memorie sia lecito prestare maggior credenza di quello che meritino: ma bensì come dissi sopra, che per quanto siano cosa tenue e da poco, sono sempre da più del nulla». (Cfr. F. Pellegrini in (Della serie dei vescovi di Feltre» pagg. 5 e 6).

Per quanto riguarda specificatamente i primi vescovi di Belluno, nomi e notizie si muovono nella nebulosa incertezza delle turbinose vicende che accompagnarono il disfacimento dell'impero romano, le invasioni barbariche e le aspre contese tra «cattolici» e «ariani» anche in Belluno.

Ci sono elenchi nominativi lacunosi e con rari riferimenti di tempo; poche notizie vaghe che non si è in grado di collegare ad alcun nominativo determinato; altre, di tempi differenti e distanziati, riportate per un unico personaggio a causa, forse, di una qualche possibile omonimia non sufficiente emergente dai documenti che i primi ricercatori poterono avere tra mano; tradizioni popolari che sembrano conte-nere non poco di fantasioso: cose tutte, queste, che ingenerano molti interrogativi e

che rappresentano un serio ostacolo per una plausibile collocazione storica dei vescovi bellunesi dei primi sei secoli.

Alla fine ho riportato alcuni documenti che potrebbero servire per un utile confronto e che per un qualche lettore potrebbero anche risultare di stimolo per ulteriori ricerche sull'argomento per superare le inevitabili deficienze e i limiti di queste pagine e invogliarlo ad intraprendere un lavoro che possa risultare valido ed interessante sotto ogni aspetto.

 

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