23) TEODALDO  (853)

 «Vi č un documento del primo marzo 853, e vi si legge che il vescovo Te­odaldo dona alla chiesa di San Martino del duomo alcuni beni». (1)

«Ritrovandosi il Re in Pavia l'anno 855 scrisse a Venantio Patriarca di Aquileia, che egli dediderava sapere, come fossero dalli suoi suffraganei e dalli Chierici loro ben governate le Chiese poste sotto la loro cura ... se li templi erano ben fabricati, e se li Conti abusavano la sua giurisdittione...». (2)

Notificato il desiderio del Re Lodovico al vescovo di Belluno (3), e fatta di­ligente ricerca per tutti i luoghi a lui sottoposti, il patriarca si recņ a Pavia per esporgli i risultati della sua diligente inchiesta, e per sollecitare della sua autoritą quei provvedimenti che erano ritenuti necessari per rimuovere gli inconvenienti riscontrati.

E di fatto «Fece il Re Lodovico, non molto tempo dopo, alcune provisioni, e tra le altre: che i palazzi pubblici fossero nei luoghi soliti restaurati, nelli quali possa il Re e il suo Legato recapitare, senza incomodar le chiese» .(4)

 


I) F. Tamis, «La Cattedrale di Belluno», pag. 16.

2) Piloni, pag. 108.

3) Il vescovo di Belluno del tempo, stando alla data del citato documento, sarebbe stato Teodaldo e non Pietro, come riferito dal Piloni.

 

 

24) ARNOLFO (861)

Questo vescovo «Arnulphus Bellue» si ritrova con scrittura in corsivo nella «Series Episcoporum catholicae Ecclesiae» di P. B. Gams a pagina 776; e non vi sono segni di punteggiatura che mettano in dubbio nč il nome, nč la datazione.

 

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