40) OTTONE II (1156-1184)

 

Il vescovo Ottone II si trovò ad esercitare il suo episcopato in quegli anni burrascosi nei quali furroreggiarono le lotte tra guelfi e ghibellini, e ne subì il contracolpo.

Appena eletto, come feudatario dell'impero, si recò in Verona l'anno 1156 «con Teupo de Noxadani e Manfredo di Casteono Consoli della cit­tade» (1) per prestare il giuramento di fedeltà all'imperatore.

Fatto il giuramento nelle mani del Legato imperiale, (essendo l'imperatore ancora in Germania) furono licenziati con l'ordine di ripresentarsi l'anno seguente, alla calata in Italia di Federico Barbaresca, per ricevere direttamente da lui ordini e disposizioni.

Quando nell'anno 1159 venne a morire papa Adriano IV (1154-1159), la maggior parte dei cardinali elesse Alessandro 111 (1159-1181); mentre altri pochi elessero invece l'antipapa Vittore che ebbe il vantaggio politico di ve­nir riconosciuto da Federico imperatore, dal duca di Boemia, da Pellegrino patriarca di Aquileia e da altri vescovi e prelati. (2)

Papa Alessandro III scomunicò l'antipapa Vittore e Federico imperatore insieme con tutti quei vescovi e quelle città che li sostenevano.

Fu in questi frangenti che le popolazioni si divisero in due fazioni: una che sosteneva il papa Alessandro, ed erano i guelfi; l'altra che parteggiava per l'imperatore e l'antipapa Vittore, ed erano i ghibellini. (3)

Queste fazioni scatenarono discordie e lotte in tutta Italia e fomentarono ambizioni e rivalità cruente anche tra gli abitanti di una medesima città.

I milanesi, che avevano tante ragioni di dolersi dell'imperatore Federico, parteggiarono per il papa Alessandro, il quale, insieme con molte altre città d'Italia, si confederò con Milano.

Anche Belluno si schierò dalla parte del papa, incorrendo per questo, nelle ire dell'imperatore che privò Ottone del suo episcopato e di tutto il con­tado, facendone dono al patriarca Pellegrino, suo focoso sostenitore.

L'atto relativo fu stilato in Pavia il 15 maggio 1160, subito dopo la distruzione di Crema.

Accordatosi poi Federico con i milanesi, lasciò in città un suo favorito come governatore e se ne ritornò in Germania.

Aveva da poco varcato le Alpi che i milanesi si sollevarono e, scacciato il governatore, ripresero a governarsi secondo i loro liberi statuti.

Federico, sdegnato, ritornò in Italia fermamente deciso di radere al suolo Milano.

Intimorito, il papa Alessandro, con l'aiuto delle galere genovesi, si rifugiò in Francia, perché non si fidava troppo del popolo romano. Ottone vescovo, vedendo che dal papa fuggito dall'Italia, più non si poteva sperare aiuto, pensò di ritornare nelle grazie dell'imperatore. (4) Con l'appoggio di eminenti personaggi che erano al seguito dell'imperatore, riuscì a riconciliarsi con lui: ed essendo morto nel frattempo il patriarca Pellegrino, gli riuscì anche abba­stanza agevole recuperare l'episcopato con tutti i suoi beni e privilegi.

Tutto questo fu siglato con atto imperiale del primo settembre 1161. (5) In tanto trambusto, anche i beni della chiesa correvano il rischio di andare di-spersi: ragion per cui il vescovo Ottone nel 1172, approfittando della mancanza di un Prefetto imperiale, emanò un decreto in forza del quale ognuno che avesse in uso beni della chiesa, doveva dichiarare davanti a pubblico Notaio, se erano feudi episcopali, oppure proprietà della Canonica o Capi­tolo bellunese.

«Di tale manifestazione fu fatto pubblico Instromento per mano di Arpolino Notaio Bellunese» . (6)

Intanto la fortuna, per una volta, aveva voltato le spalle anche all'impera­tore; il quale a Legnano nel maggio 1176, rimase sconfitto dalla Lega Lombarda.

Per la pace, fu scelta dai confederati la città di Ferrara.

Tra i molti ivi convenuti, vi furono anche Ottone vescovo di Belluno e Drudo da Camino vescovo di Feltre; ma l'imperatore Federico non si pre­sentò perché riteneva quella città poco sicura per sè.

Fu deciso allora per la città di Venezia: e quivi, nella chiesa di san Marco, il papa e l'imperatore si riconciliarono e fu stipulata una tregua di sei anni con i confederati della Lega.

Era l'anno 1177. (7)

Continuavano però le lotte tra i trevigiani, i cenedesi e i coneglianesi, a causa dell'ostinazione dei trevigiani a non voler riconoscere il diritto che queste due città avevano di governarsi ciascuna con una propria e separata amministrazione: diritto questo, che l'imperatore Federico aveva solennemente sancito.

I coneglianesi allora fecero ricorso a Gottifredo patriarca di Aquileia per sollecitarne il suo aiuto.

Il patriarca si adoperò presso il vescovo Ottone affinchè i «Bellunesi pi­gliassero la protezione di quelli, sottomettendo Cèneda e il cenedese al vescovo di Belluno» . (8)

Allora il vescovo Ottone, che doveva sentirsi ormai vecchio ma che pur tuttavia voleva far onore ai suoi impegni, «elesse per suo Vicedomino Gue­cello da Camino, mandandolo subito all'imperatore per la confirmatione»... Il quale imperatore «il primo de Marzo dell'anno seguente, confirmò con diploma a Ottone vescovo di Belluno e alli successori suoi, Oderzo, Polcenigo, Fregona, Feleto, Ceneda, Tarzo, Montebelluna, Camino, Cadore et altri luoghi, volendo che l'episcopato di Belluno fosse all'imperio e al Patriarca di Aquileia raccomandato». 9)

Il vescovo Ottone «pacificò le discordie de' Guelfi e Ghibellini e con solenne processione volle benedire le 4 famiglie principali rapacificate come oggi ancora costumasi nella processione del Corpus Domini»... (10)

Sembra sia anche intervenuto nella «gran discessione tra li Comuni di Agordo e di Zoldo con la citade... che recusavano pagar l'imposta fatta dalla cittade, per il che erano stati dall'Episcopo Bellunese interdetti e molti di quelli homeni erano stati dal Podestà banditi»» I)

Dimostrò sollecitudine anche per la Canonica bellunese riordinandone i beni e le possessioni e facendo un decreto, nel 1 183, in virtù del quale «ogni chierico nel suo testamento potesse lassar un campo alla Canonica, su ogni dieci che possedeva la chiesa». (12)

«Fu quest'anno (1184) consecrata la Chiesa di S. Biagio di Campestrino, alla quale sono state concesse da Pontefici de tempo in tempo molte indulgentie». (I 3)

Il vescovo Ottone «mori nella città di Verona il mese di Decembre», ove si era recato per rendere omaggio al papa Lucio terzo che colà si trovava insieme con l'imperatore, ed in quella città «fu con molto onore sepellito». (14)

 


I) Piloni, pag. 140.

2) Cfr. Piloni, pag. 148.

3) Cfr. Piloni. pag. 148.

4) Cfr. Piloni, pag. 149.

5) Cfr. Piloni. pagg. 149-150-151.

6) Piloni, pag. 156.

7) Piloni, pag. 157.

8) Piloni, pag. 159.

9) Piloni, pag. 159.

10) Ms. anonimo della Biblioteca Gregoriana «Fondo Da Sorso». Cfr. anche Piloni, pag. 154.

11) Piloni, pag. 162.

12) Piloni, pag. 161.

 

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