11) LORENZO  (573-589)

 Il vescovo Lorenzo, insieme con gli altri suffraganei, partecipò nell'anno 573 alla elezione del Patriarca Elia. (1)

Questo patriarca Ella chiese ed ottenne dal sommo Pontefice Pelagio II (579-590) la traslazione della sede di Aquileia alla vicina isola di Grado, ritenendola più sicura dalle incursioni e devastazioni dei barbari. (2)

La traslazione di fatto, ebbe luogo l'anno 580 durante un sinodo dei vescovi suffraganei convocato in Grado. «Non potendo trovarsi presente Fontejo vescovo di Feltre, mandò in suo luogo Lorenzo prete, che si sottoscrisse in nome di lui a quanto era stato in detto sinodo decretato. La sottoscrizione fu in questa forma: Laurentius Praesbiter superveniens in S. Synodo loca fa­ciens viri beatissimi Fontej Episcopi sanctae Ecclesiae Feltrinae his gestis in relictis subs». (3)

In altro sinodo del 584 anche i vescovi di Padova, di Altino, di Concordia, Ceneda e Oderzo, furono autorizzati a risiedere (per gli stessi motivi di sicurezza), ciascuno sopra una delle isole della laguna. (4)

Sotto il patriarca Elia riprese ad agitarsi la controversia dei «tre capitoli», e il patriarca, incorso nell'errore, forse sotto pressione dei longobardi, riuscì ad avere dalla sua parte Vindemio vescovo di Cèneda e Giovanni di Pa­renzo.

«Ma al detto Concilio adherirno Lorenzo vescovo di Belluno, Fonteo di Feltre, Rustico di Trevigi, Orontio di Vicenza, e altri vescovi della provincia”. (5)

Prima di morire, anche il patriarca Elia accettò i «tre capitoli». Il suo suc­cessore, Severo, che era cittadino di Ravenna, accettò anch'egli la dottrina dei «tre capitoli» suscitando le ire dei longobardi i quali gli contrapposero Giovanni Abbate, fatto eleggere dal clero in patriarca di Aquileia. (6)

Ci furono così nello stesso tempo due patriarchi, uno in Grado e l'altro in Aquileia, e ciascuno di essi aveva dei vescovi che lo sosteneva. (7)

Questo arcivescovo Giovanni, cercò di avere dalla sua parte anche il patriarca Severo; ma non essendovi riuscito, con l'aiuto dell'esarca lo fece catturare in Grado, insieme con altri tre vescovi istriani che si trovavano in sua compagnia e lo fece condurre prigioniero in Ravenna, dove con ingiurie e maltrattamenti, lo costrinse ad aderire al suo volere.

Ma appena liberato e tornato in Grado, Severo radunò un sinodo a Mu­rano nell'anno 589, nel quale fece pubblica ritrattazione rigettando quanto con la violenza gli era stato carpito in Ravenna, e accettò senza riserve la dottrina dei «tre capitoli». (8)

Quei suffraganei che nel frattempo lo avevano abbandonato come eretico, ritornarono alla comunione ecclesiale con il proprio patriarca.

«Furono presenti a questa abiurazione Lorenzo vescovo di Belluno, Pietro vescovo d'Altino, Angelo di Trento, Fonteio di Feltre, Rustico di Trevigi, Giovanni di Verona, et Adriano di Pola, li quali episcopi haveano abbandonato Severo come eretico, ne volevano prestargli obedienza, se del suo errore non si pentiva» .(9)

«Questo vescovo Lorenzo di Belluno comparisce con altri vescovi della Venezia e dell'Istria sottoscritto al libello mandato dagli scismatici a Maurizio imperatore, dove arrivano ad invocare la sua autorità contro il sommo Pontefice Gregorio il Grande, per non recarsi al concilio romano al quale erano stati da lui invitati» . (10) 

 


1) Cfr. Manoscritto anonimo della Biblioteca Gregoriana ((Fondo Da Borso».

2) Cfr. Piloni, pag. 90.

3) A. Cambruzzi  "Storia di Feltre», pag. 103.

4) Cfr. Piloni, pag. 90.

5) Piloni, pag. 91. Sembra che il riferimento sia per il Concilio Costantinopolitano.

6) e 7) e 8) Cfr. Piloni, pag. 91.

9) Piloni, pag. 91.

10) Enciclopedia Ecclesiatica - Tasso, vol. 1: pag. 767.

 

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