2) S. SALVATORE (193)?
Salvatore sarebbe vissuto al tempo dell'imperatore Settimio Severo, verso l'anno 193 e di lui parla il Ferrario nel Catalogo dei Santi.
«Fu Episcopo Bellunese Salvatore, che resse molti anni la Chiesa bellunese: e per la sua santa vita mostrò nostro Signore molti miracoli in quelli che invocano il suo suffragio. Onde gli furono in diverse parti del Belluno poscia eretti tempij et altari delli quali sin al di d'oggi si vede un tempio nel Vico Maresio vicino alla cittade: et un altro presso li frati Certosini con una pittura antica, scoperta per la rovina della chiesa, qual era stata molti anni ascosa, che dice (S. Salvatore Episcopus Belluni)...
Si celebra in Cividale la festa di questo glorioso santo el di terzo del mese di febbraio con gran devotione». (1)
«Sopra il Peron vi è una spelonca a mezzo della montagna, in cui dicesi si fosse rifugiato e morisse S. Salvatore: presentemente vi è una croce di ferro. Quel luogo è venerato dal popolo e chiamasi il Covolo di S. Salvatore» .(2)
«Questo santo non fu venerato soltanto nel luogo del suo sepolcro ma nella villa di Maresio evvi ancora una chiesa intitolata a suo onore come pure una carta antica in cui si poté leggere l'elenco di alcuni beni situati a Rivizzola presso la chiesa di S. Salvatore mi fa sospettare che la chiesa di S. Biagio fosse prima dedicata a questo santo» .(3)
A proposito di san Salvatore, Francesco Pellegrini scrive:...
«Qui sulle rive del Cordevole si narra che Salvatore, o primo o dei primi vescovi di Belluno, traesse di nascosto la vita fra gli stenti e le penitenze per fuggire le persecuzioni nel II o III secolo dell'Era Volgare; e il pastore sa additarvi ancora attraverso al monte i sentieri che egli dice percorsi dal santo e venerabile vescovo, le cui ossa riposano dove ora sorge la chiesa di S. Gottardo. Questa tradizione sulla diffusione del Cristianesimo nei tempi imperiali romani, non solo combina con gli altri indizi che proverebbero l'esistenza di abitazioni o di ville romane, ben prima del tempo volgarmente assegnato alla supposta catastrofe del Monte Marziano; ma riuscirebbe anche a spiegare l'anomalia che queste e le attigue pendici di Sospirolo e di S. Gregorio, benché appartenenti all'antico territorio Feltrino, formassero parte della diocesi Bellunese; in quanto che è naturale che i figli di quei pochi primi fedeli, o ammaestrati dal primo Pastore che abitò nei loro d'intorni, o almeno devoti alla sua memoria, rimanessero poi con l'andare degli anni attaccati ai suoi successori».(4)
I) Piloni, pag. 57.
2) Da un Manoscritto anonimo con pagine non numerate, della Biblioteca Gregoriana «Fondo da Borso».
3) Dal medesimo manoscritto anonimo.
4) Da un ciclostilato della Biblioteca della Certosa di Vedana: «Vedana cenni storici da autori vari», pag. 2, il quale riporta anche «Notizie del luogo e Monastero di Vedana» di F. Pellegrini opera stampata da Tipo-Litografia Guernieri - Belluno 1875.
Per l'appartenenza di Sospirolo e San Gregorio alla diocesi di Belluno, il Pellegrini sembrerebbe far valere il principio giuridico del «qui prior in tempore potior in jure»; ma dal tempo in cui egli scriveva, le ricerche storiche sull'antica confinazione tra i Municipi romani di Feltre e Belluno, ha registrato notevoli progressi; e pare che oggi non si possa più asserire che «le attigue pendici di Sospirolo e di San Gregorio... appartenessero all'antico territorio Feltrino».