3) TEODORO II (300)

«Imperando Massimino nella veneta provincia, dopo la divisione dell' imperio remano fatta con Diocleziano suo collega: era vescovo di Belluno Teodoro huomo di santissima vita: Fu prima vescovo in Barce d'Egitto, e d' indi partitosi per le molestie d'infedeli, e stato un tempo in Adria, fu dal Pontefice mandato al governo dei popoli Bellunesi l'anno tresento di nostra Salute: e portò con sé il corpo del beato Ioatha martire, costituendolo principal protettore del Belluno».(I)

«Il martirio di questo glorioso Santo è stato in versi latini elegantemente composto dal Pierio, Bellunese, così ricercando il cardinal della Rovere nepote di Giulio II sommo Pontefice. Fu martirizzato l'anno 294 nella città di Barce... essendo Dadio Tribuno in essa cittade.

Era Joathà di sangue nobilissimo, cavaliere valoroso, ricco di beni e di fortuna, e copioso d'amici: et non volendo sacrificare agli dèi de Gentili, dopo molti cruciali, fu posto in ruota, et in giro per tanto voltandola tenuto, finché le ossa del suo corpo furono in minutissimi pezzi fracassate».(2)

Il suo corpo accuratamente nascosto, fu ritrovato dal vescovo Teodoro e dal diacono Eudaclito che ne scrisse il martirio, e gelosamente custodito «per sin tanto che con maggior commoditade fu in questi paesi trasportato».

«La festa di questo glorioso Santo si celebra con grandissima devotione il vigesimo secondo giorno del mese di Maggio: e fu il suo Officio composto da Michele de Bossi da Milano, Sacerdote e cittadino bellunese, e confer­mato da Enrico Scarampi vescovo di Belluno, come appar scrittura di Tadeo de Bentivogli da Bologna Cancelliero del ditto Episcopo».(3)

 


1) G. Piloni, «Historia della città di Belluno», pag. 65.

Si potrebbe rilevare che l'invio di questo vescovo avviene in modo inusitato per quei tempi in cui clero e popolo erano soliti eleggersi il proprio vescovo: e qualora non ci fosse stato tra di essi un soggetto idoneo, era compito del metropolita provvedervi, col concenso degli altri suffraganei. Ma forse era già iniziata, a questo tempo, la contesa tra cattolici e ariani anche in Belluno, e quindi potrebbe essere che i cattolici, estromessi dalla chiesa di san Pietro (che sembra essere stata la loro prima cattedrale e costruita fuori dalle mura del «Decumano»), per garantirsi della genuinità della Fede, abbiano fatto ricorso direttamente al papa, il quale avrebbe mandato in Belluno il vescovo Teodoro, uomo di già provata ortodossia. Questo Teodoro, per i mutati tempi, sarebbe riuscito a dedicare una chiesa entro le mura del «Decumano» al martire san Joatha, costituito anche Patrono della diocesi.

Questa chiesa, per il lungo protrarsi della contesa, si sarebbe consolidata come «cattedrale» dei cattolici, per rimanere tale, pur con mutato Titolo, lungo il corso dei secoli. Cfr. anche «Ms. Anonimo» della Biblioteca Gregoriana «Fondo da Borso».

2) G. Piloni, opera citata, pag. 65.

3) G. Piloni, opera citata, pag. 66.

F. Tamis, in «La Cattedrale di Belluno» a pag. 16 scrive che «Teodoro può essere considerato il primo vescovo residenziale presso di noi, sia perché le cronache che parlano di lui, sono più attendibili e s'inquadrano bene nella storia generale, sia perché, favorito dalle circostanze, riuscì a porre le basi del culto che giunse fino ai nostri giorni».

 

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