Non è facile tracciare il bilancio di un viaggio. I ricordi ancora recenti sanno di entusiasmo, si alternano a piccole delusioni, corrono senza posa impedendo di ordinarli.
Un viaggio intenso. Un viaggio vissuto nella collettività, ma anche ricco di momenti fortemente individuali. Un viaggio che andava dai momenti di preghiera e di meditazione a quelli dedicati al canto e alla poesia. La poesia di Giacomo Leopardi.
Cascia e Roccaporena le nostre prime mete, i luoghi che hanno visto la nascita e tutta l’esistenza di S. Rita, donna capace di perdonare e di donarsi al prossimo, nonostante le grandi sofferenze vissute. E’ un anziano monaco ad accoglierci nei pressi del “roseto miracoloso”, illustrandoci, in modo tanto simpatico da essere alla portata di tutti, la storia della Santa. Un uomo ancora pieno di vivacità e di carisma, dalla briosa parlata toscana.
La sera è stata la volta di Roccaporena, paese dominato da un promontorio, il cosiddetto Scoglio – sulla cui cima sorge una cappella – conquistato dopo una “faticosa” via Crucis. Ma una volta giunti sulla cima, la vicinanza agli altri, alla natura e a Dio è stata percepita con grande emozione. Sopra solo le stelle, sotto le luci soffuse del paese.
Il giorno seguente la lettura della regola benedettina ci ha preparato alla visita di Norcia, patria, appunto, di S. Benedetto. E proprio dei monaci in preghiera ci hanno accolto al nostro ingresso nella chiesa: sono il primo nucleo di una comunità laboriosa che lì si sta cercando di ricostituire dopo un periodo di assenza.
E infine Recanati. Una grande preparazione ci ha riempito di entusiasmo: spiegazioni, interpretazioni della personalità di Leopardi, la lettura delle sue poesie avevano portato l’animo a una perfetta sintonia con tutto ciò che ci stava aspettando. Ed eccola, Recanati, alta e dominatrice di verdi colli e del mare, lontano. Impossibile, però, per il poco tempo a disposizione, visitare la Casa e la Biblioteca del poeta. Ci siamo ritrovati ad aggirarci per le vie del paese, aspettando il momento della partenza.
Ma una breve amarezza non compromette l’intera esperienza, e si può affermare senza dubbi di avere vissuto dei momenti forti all’interno di un gruppo che pur in così poco tempo è riuscito a creare tra i suoi componenti un clima di serenità e di affiatamento. A suscitare tenerezza Davide, il più piccolo: simpatico e sorridente verso tutti ha sempre retto il nostro ritmo di marcia.
All’interno di una collettività vissuta così intensamente non sono mancati gli incontri, tanto imprevisti quanto fortunati, tra persone che non si conoscevano, e che tanto hanno avuto dal dialogo che ne è scaturito.
Dunque, il bilancio? Ottimo!
A gestire e unire il gruppo, pur concedendo spazio a ciascuno, don Claudio, a costruire l’esperienza tutti noi.
Francesca Busetti