Tutta
la falda dei «piai», che cinge la città, è come corona per il nostro Borgo
e, particolarmente nel dipinto del Falce che presentiamo, predomina su tutto. Le
mura, che serrano a sud l'arroccata Belluno feudale, sono intervallate da una
serie di piccole torri, equidistanti secondo una misura determinata dal tiro
delle balestre e archibugi, e danno il nome alla contrada sottostante che porta
alla Piave, denominata, appunto, «delle Torreselle». La
maggiore e meglio protetta, chiamata «di San Marco», è stata demolita verso
il 1837, per dar posto alla nuova strada che conduce al ponte in pietra sulla
Piave. I «piai», pendii erbosi che ci appaiono liberi da vegetazione e da costruzioni,
tenuti interamente scoperti per una naturale esigenza di difesa, molto
anticamente erano di proprietà comunale; solo più tardi si incominciò a dare
la possibilità a privati di coltivarli.
Il
29 gennaio 1429 viene stabilito dal Maggior Consiglio di mettere all'incanto i
«piai» di Sotto Castello. Si
ha notizia che il 5 maggio dello stesso anno Giorgio Doglioni si aggiudica la
maggior parte di essi. Altra
conferma ci viene data dalla delibera del 7 novembre 1447, che dava concessione
ad Antonio Cavassico di utilizzare l'acqua derivante dalla fontana del
Campitello per la coltura di una sua vigna nel Sotto Castello.
Nel
1449 altra concessione viene data ad un certo Solomone di lavorare un campo,
sempre nel Sotto Castello, dove un tempo venivano sepolti i morti. In
seguito tali permessi, per avvenuti mutamenti nei piani difensivi della città,
riguardano tutta la fascia dei «piai» che circondano Belluno. Ancor
oggi si possono vedere, nel basso Borgo di Piave, appena sopra il canale della
«roia», i muretti a secco venuti alla luce dopo le recenti demolizioni, che
delimitavano le antiche concessioni coltivate: spazi verdi tra le costruzioni
ora inesorabilmente cancellate dalla insensibilità moderna.
Verso
l'Ardo, dopo la Porta di Rugo, la massiccia torre, simile ad un castello,
sovrasta la comunità dei forti armaioli del «Busighel».
PRIMO
SVILUPPO Ancor oggi nella fatiscente fucina, in un tronco di rovere, perno dei
magli, sì trova infisso un grosso chiodo con incisa la data del 1730.
Dalla
torre di San Marco, dalla parte dell'angolo dominante la porta di Rugo, la via
scende e, come cordone ombelicale, unisce il Borgo - penisola alla sua città.
La
strada forma poi una biforcazione; da una parte risale «l'erta» per Sotto
Castello, dall'altra scende alla Piave, prendendo il nome di «via della Fontana
secca». Nel
sito, ove ora si trova una piccola fontana di ghisa, nel 1584 fu eretta una
pubblica fontana, per venire incontro alle esigenze della popolazione del Borgo,
che fino allora aveva utilizzato per il proprio fabbisogno, alcuni pozzi scavati
negli orti, e l'acqua della Piave.La
fontana non dovette funzionare troppo bene: lo sta a dimostrare l'appellativo
datole di «Fontana secca», motivo che darà il nome alla contrada.
Verso l'Ardo, dopo la Porta di Rugo, la massiccia torre, simile ad un castello,
sovrasta la comunità dei forti armaioli del «Busighel». Ancor oggi nella fatiscente fucina, in un tronco di rovere, perno dei
magli, sì trova infisso un grosso chiodo con incisa la data del 1730.
Dalla torre di San Marco, dalla parte dell'angolo dominante la porta di Rugo,
la via scende e, come cordone ombelicale, unisce il Borgo -penisola alla sua
città. La strada forma poi una biforcazione; da una parte risale «l'erta» per
Sotto Castello, dall'altra scende alla Piave, prendendo il nome di «via della
Fontana secca». |
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