la Chiesa di San Nicolò

 La lunetta di recente rinvenuta nelle soffitte della chiesa, debitamente restaurata, è ora esposta nella sacrestia. Fa parte di una pala (quella che un tempo adornava l'altare maggiore?) che all'atto del rinvenimento si rivelò talmente irrecuperabile da poterne salvare - attraverso un attento intervento conservativo - solo l'area superiore. Le figure sono costruite con tocchi larghi e ariosi che conferiscono ampiezza di respiro e felicità compositiva al dipinto. La tavolozza è informata da tonalità schiarite e calde. gli impasti cromatici, per quanto ora si può dire, paiono di «origine colta». Sebbene il lavoro manifesti alcune consonanze con certa pittura di Agostino Ridolfi, lo scrivente, visto l'imperfetto stato di leggibilità della tela, considerando che l'opera è mutila e la non eccessiva chiarezza delle fonti documentaristiche (si veda la Visita Rota precedentemente riportata) non si azzarda di proporre un nome: solo se eventualmente in futuro dovessero emergere dati più certi, si riserva di compiere uno studio più approfondito.

vergine con il bambino (clicca per ingrandire)vergine con bambino 

Le figure dei due martiri immediatamente riconoscibili dagli attributi che portano - atroci strumenti dei loro martirio sono «impaginate» secondo un criterio frontale. L'elemento compositivo che li unisce è l'antico stemma della città di Belluno, come peraltro appare anche da un sigillo di «Cividal» con il palazzo dei vescovi-conti, cimelio oggi custodito nel Museo Civico. Sia dal punto di vista tipologico che esecutivo, il dipinto rimanda santi Andrea e Batolomeo (clicca per ingrandire)inequivocabilmente a quello con s. Antonio. Il carattere dei lavoro è prettamente devozionale con debolissimi intendimenti pittorici.  

 

santi Andrea e Bartolomeo 

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