Due li
sentiamo intonare i canti con le loro voci possenti nella chiesa di
Ozuni,durante una celebrazione,alternandosi con un coro di voci
femminili. Rimaniamo incantati ad ascoltare.
Li
rincontriamo nel pomeriggio a Sanahin ed accettano di cantare per noi,
noi anche cantiamo per loro e ci sentiamo in comunione.
Un
incontro particolare è stato quello con il sacerdote responsabile
dell’artistico Monastero di Haghpat. Sorriso accattivante, occhi vispi e
furbi sopra un naso tipicamente armeno,barba incolta e una zazzera nera
un po’ spettinata. Da ragazzo era un discolo, un capobanda, la
preoccupazione di sua madre.
Un giorno
entrò in una chiesa e sentì pregare.
Fu così
dolce l’esperienza di Dio che non voleva più uscire. Cambiò la sua vita
e divenne prete. Fu prigioniero in Russia e,ritornato,si è dedicato alla
comunità affidatagli, come prete sposato.
La
povertà è il suo vestito. Lo aiuta come può la comunità povera da cui
dipende e noi,conquistati dalla sua simpatia e semplicità,cerchiamo di
sostenerlo con un’offerta concreta.
Recitiamo
insieme il Padrenostro tenendoci per mano, lui nella sua lingua e noi
nella nostra.
Non
dimenticheremo il suo sorriso.
Di un
altro sacerdote invece ci ricorderemo, perché ebbe un ripensamento della
sua vita mentre era un pilota e guidava i Mig, durante la guerra. Pensò
che non era giusto quello che stava facendo. La ricerca della giustizia
lo portò a scoprire Dio e la sua vocazione.
L’Armenia
è un territorio di pietre, prevalentemente montuoso, ma non mancano le
verdi distese ed il dolce paesaggio del lago, come a Sevan. La regione
è situata a nord e ci vuole tempo per arrivarvi, ma vale la pena. La
vista del Monastero di S.Astvatsatin sul lago è veramente uno spettacolo
da favola. Ammiriamo le Kachkar, la pala di legno cesellata situata
sopra l’altare e la famosa, antichissima porta d’oro istoriata.
Che dire
di Geghart? Il monastero è scolpito letteralmente sulla roccia, con i
suoi tipici rilievi di animali(leoni, bue, l’aquila,la colomba e le
stelle dell’eternità) che adornano le splendide facciate.
All’interno,vera grotta di pietra, cinque belle ragazze cantano per noi
melodie di angeli.
Siamo
commossi per questa sorpresa preparataci da Cristina e,come in tutte le
chiese ,ci raccogliamo in breve preghiera.
Dedichiamo le nostre serate alla scoperta di Yerevan, che di notte,
tutta illuminata sembra una vera metropoli. Di giorno invece si vede la
sua povertà,ma con qualche segno di ripresa.
Accanto
al nostro albergo c’è un giardino a gradoni, le meravigliose “Cascade”,
che visitiamo al chiarore della luna , per gustare tutta la bellezza e
l’originalità delle linee ed ascoltare il gorgoglìo dell’acqua sgorgante
dalle cento fontane dei melograni.
Il
melograno è un altro simbolo dell’Armenia.
Cresce
ovunque insieme all’albicocco , ai ciliegi e ai noci.
Lo
vediamo scolpito in molti posti,sulle case, sugli edifici pubblici,sulle
scuole, sulla sede dell’università.
Significa
prosperità, abbondanza, ricchezza.
Ammiriamo
la grande piazza della Repubblica, racchiusa da quattro maestosi edifici
semicircolari ed al centro la bellissima fontana dai mille spruzzi e
giochi d’acqua.
Visitiamo
il maestoso monumento alla Madre Armenia.
Ceniamo
nei ristoranti tipici,ben accolti, ben serviti e ben intrattenuti con
canti e musiche.
Coltiviamo così l’amicizia tra noi, approfondendo la conoscenza,
cogliendo le occasioni che capitano. Festeggiamo gioiosamente, ad
esempio ,con la torta, un ottimo vino, un buon cognac armeno ed un
piccolo ricordo ,gli anniversari significativi di matrimonio (30 -40 –
45 anni) di cinque coppie di amici della compagnia.
E’ stato
un viaggio che ci ha arricchito molto interiormente e ha fatto
riflettere sulla necessità per noi di riandare alla semplicità ed alla
essenzialità delle cose.
Grazie a
don Claudio, che ci ha guidato su nuovi sentieri dello spirito.
A don
Gianfranco , che ci ha guidato ogni giorno nella preghiera.
A
Francesca che ha organizzato con l’agenzia questo viaggio
indimenticabile.
Giacomina |