|  |  |  | Nato, come sembra, a Patara nella Licia (Asia
  Minore), intorno al 270, unico figlio di pii e ricchi genitori, Nicola divenne
  ben presto famoso per le sue elette doti di pietà e di carità, il cui primo
  esempio ci viene offerto dal suo munifico intervento per salvare dal disonore
  le tre giovani figlie di un uomo caduto nella più squallida miseria,
  gettando, di nascosto, nottetempo nella loro casa, dalla finestra, tre borse
  piene d'oro, secondo la leggenda ricordata anche da Dante, allorché nel Purgatorio (XX, 31-33) fa
  risuonare sulle labbra di Ugo Capeto l'elogio: 
  « ... della larghezza - che fece Niccolao alle pulcelle, - per condurre ad
  onor lor giovinezza ». Eletto, per volere divino, vescovo di Mira (l'attuale
  villaggio turco di Dembre) Nicola si distinse subito per il suo ardente zelo
  pastorale e la sua immensa bontà, operando grandi miracoli, che lo fecero
  considerare un santo anche da vivo; è noto come egli rese la libertà a tre
  ufficiali condannati ingiustamente a morte dall'imperatore Costantino, come si
  ricava dalla Praxis de Stratelate del sec. VI, in cui è contenuta la più
  antica menzione del santo; come salvò dei marinai da un naufragio, calmando
  una furiosa tempesta; come preservò il suo paese dalla carestia incombente;
  come risuscitò tre giovani chierici assassinati da un albergatore che voleva
  impossessarsi del loro denaro. Morto il 6 dicembre di un anno compreso tra il
  345 ed il 352, il santo vescovo Nicola fu sepolto nella chiesa di Mira, dove i
  suoi resti mortali, fatti sempre segno alla più profonda venerazione,
  rimasero sino al 1087, allorché vennero trafugati e trasportati a Bari, di
  cui fu eletto patrono, al posto dell'antico protettore san Sabino, e dove gli
  venne eretta una grandiosa ed austera basilica, meta tuttora di incessanti e
  devoti pellegrinaggi. |