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FONTI
Uno dei santi più popolari di tutta la cristianità, il
cui nome è ugualmente ed ampiamente diffuso sia in Oriente, dove visse ed operò,
sia in Occidente, dove sono conservate le sue sacre reliquie, che l'Italia
custodisce e venera a Bari, capoluogo delle Puglie Per questa ragione il grande
taumaturgo di Mira è comunemente conosciuto anche come san Nicola di Bari. In
evidente contrasto con la universalità della sua fama e la grande diffusione
del suo culto, pochissime, quasi nulle, sono nondimeno le notizie positive della
vita di san Nicola, che la leggenda ha provveduto peraltro ad arricchire di
particolari altamente suggestivi, intessuti di fatti prodigiosi e di
straordinari miracoli, per cui non è davvero facile impresa distinguere quanto
può ritenersi criticamente storico da ciò che è, invece, pura amplificazione
agiografica.
LEGGENDA
Nato,
come sembra, a Patara nella Licia (Asia Minore), intorno al 270, unico figlio di
pii e ricchi genitori, Nicola divenne ben presto famoso per le sue elette doti
di pietà e di carità, il cui primo esempio ci viene offerto dal suo munifico
intervento per salvare dal disonore le tre giovani figlie di un uomo caduto
nella più squallida miseria, gettando, di nascosto, nottetempo nella loro casa,
dalla finestra, tre borse piene d'oro, secondo la leggenda ricordata anche da
Dante, allorché nel Purgatorio (XX, 31-33) fa risuonare sulle labbra di
Ugo Capeto l'elogio:
« ... della larghezza -
che fece Niccolao alle pulcelle, - per condurre ad onor lor giovinezza ». Eletto,
per volere divino, vescovo di Mira (l'attuale villaggio turco di Dembre) Nicola
si distinse subito per il suo ardente zelo pastorale e la sua immensa bontà,
operando grandi miracoli, che lo fecero considerare un santo anche da vivo; è
noto come egli rese la libertà a tre ufficiali condannati ingiustamente a morte
dall'imperatore Costantino, come si ricava dalla Praxis de Stratelate del sec.
VI, in cui è contenuta la più antica menzione del santo; come salvò dei
marinai da un naufragio, calmando una furiosa tempesta; come preservò il suo
paese dalla carestia incombente; come risuscitò tre giovani chierici
assassinati da un albergatore che voleva impossessarsi del loro denaro.In
un Passionarium, che si può riportare all'epoca di san Gregorio Magno (590-604),
si narra inoltre come Nicola abbia sofferto anche la prigione per la fede,
da lui coraggiosamente confessata, dal tempo della persecuzione di Diocleziano
sino all'editto di Costantino, e come nel 325 sia pure intervenuto al
concilio ecumenico di Nicea, in cui, con la condanna di Ario, venne definito il
dogma del Verbo Divino e la sua consustanzialità con il Padre, benché il nome
del vescovo di Mira non figuri nell'elenco dei partecipanti al Niceno primo.
RELIQUIE
Morto
il 6 dicembre di un anno compreso tra il 345 ed il 352, il
santo vescovo Nicola fu sepolto nella chiesa di Mira, dove i suoi resti mortali,
fatti sempre segno alla più profonda venerazione, rimasero sino al 1087,
allorché vennero trafugati e trasportati a Bari, di cui fu eletto patrono, al
posto dell'antico protettore san Sabino, e dove gli venne eretta una grandiosa
ed austera basilica, meta tuttora di incessanti e devoti pellegrinaggi.
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