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				Tanti anni fa 
				
				
				Da Castion... 
				
				
				
				 In un pomeriggio di 
				fine giugno di 45 anni fa, distesi sul pavimento davanti 
				all'altare della parrocchiale di Castion eravamo presi dal clima 
				sacrale della nostra ordinazione sacerdotale mentre i presenti a 
				squarciagola chiamavano a raccolta tutti i santi e le sante del 
				cielo a vigilare su di noi entusiasti con gioia e timore. 
				Ricordo che pregai il Signore di non farmi rialzare e di 
				lasciarmi lì stecchito piuttosto che venir meno all'ideale 
				atteso. Ma forse il Signore era frastornato dal canto o, forse, 
				sapeva che quel nostro gesto valeva bene una vita. So che non 
				sarà necessario; semmai glielo ricorderò quand'Egli si 
				manifesterà definitivamente. Poco più di un mese dopo è iniziata 
				la magnifica avventura nella quale si son mescolati, in un 
				continuo mutare di paesi, persone, incontri, scontri, speranze e 
				fallimenti attraversata da indicazioni e messaggi più o meno 
				azzeccati di chi guidava la navicella. Il Grande nocchiere era 
				l'unico che che sapeva bene le cose e non è escluso che si sia 
				divertito a guardare i nostri ingenui tentativi di raddrizzare 
				le Sue vie. 
				Oltre che nella mia 
				parrocchia d'origine ho avuto la fortuna di vivere abbastanza a 
				lungo in altre comunità a contatto con uomini e donne, piccoli 
				ed anziani, saggi e svitati. Un campionario umano davvero 
				impressionante che mi ha arricchito e mi ha coltivato la gioia 
				di vivere. 
				 Carrellata. 
				Mezzo secolo è 
				trascorso dai travolgenti e chiassosi incontri con i giovani che 
				mi hanno dato la certezza che sotto la scorza apparentemente 
				inscalfibile degli adolescenti bollono ideali e speranze, dubbi 
				e paure che anche noi abbiamo avuto. 
				Ad Auronzo s'è 
				aperta l'attenzione ai problemi sociali (scuola, sport, salute, 
				spettacolo) e l'esigenza ad aiutare i più piccoli ad entrare 
				nella vita; la ricerca religiosa affiorava spesso sofferta ed 
				alternata a momenti di apatia ed ignavia; il mondo aveva 
				incominciato a girare più velocemente. 
				Ampezzo  fu una 
				cucina surriscaldata dal denaro e dal mondo dello spettacolo ma 
				anche dal legame delle tradizioni familiari e religiose e 
				caratterizzata dall'apertura al mondo ed alle culture più 
				disparate che si incontrano in quel suggestivo angolo della 
				natura. 
				Venne popolo 
				Rivamonte di cui fui anche il primo parroco, a distanza 
				rimangono vive le vicende dio quei tredici anni, le persone. le 
				realizzazioni ed i progetti per il futuro di un paese di 
				montagna che che stava decrescendo demograficamente a vista 
				d'occhio. I ragazzi di allora hanno già bambini da accasare e 
				molti nonni riposano in pace. 
				Pronosticato per 
				Valle di Cadore finii invece ad Antole-Sois. ove con l'aiuto di 
				molti, anche tra i giovani, trascorremmo dodici anni sforzandoci 
				di modernizzare strutture e mentalità. E'stato bello pur con 
				remore e fallimenti prima di approdare-chissà perché? - in 
				Alpago dove un po’ alla volta ho apprezzato l'accoglienza di 
				quella gente, e i suoi valori umani cogliendo anche una latente 
				ricerca religiosa sotto lo sguardo dei parroci locali intenti a 
				far del loro meglio. Ho incontrato tante persone squisite e 
				generosamente attive specie nel settore sociale. Da esse ho 
				avuto sostegno ed incoraggiamento nei momenti difficili. 
				Poi c'è stato il 
				rientro a Belluno: davvero non ci tenevo ma così s'è completato 
				il ciclo geo-temporale. 
				Le persone che ho 
				incontrato in questi anni mi spingono a ringraziare il Signore 
				pur col timore di non essere sempre stato all'altezza del 
				delicato compito ed un proiettore sbiadito ed opaco della Sua 
				iridescente immagine. 
				
				
				 Un sogno. 
				Giovane alunno 
				sognavo con entusiasmo un futuro nel quale seminare con 
				semplicità il Vangelo tra le persone e di vivere con loro 
				sforzandoci di migliorare 
				sè stessi ed anche 
				un pò il mondo. Non ho mai fatto progetti di carriera supponendo 
				che nel vangelo non esiste. Quando cambiavo comunità sentivo il 
				bisogno di rinnovarmi. 
				Ho sempre pensato 
				che la Bibbia è la via maestra per camminare verso Cristo; 
				vediamo cosa inventerà in proposito il prossimo sinodo dei 
				vescovi. 
				Ho avuto un 
				insegnante che mi ha fatto capire che la gente ha bisogno di 
				cose semplici e di prediche non troppo lunghe: Lui c'è riuscito 
				fino ad essere papa. 
				Da anni penso che 
				sarebbe bello essere si, parroco di tutti ma seriamente 
				sacerdote solo per alcuni che senza pretendere d'essere perfetti 
				si sforzino di vivere il vangelo. 
				E i sacramenti son 
				per le persone, non viceversa sennò povero vangelo! Non basta 
				dire che la chiesa è vicina alle persone con difficoltà 
				familiari; bisogna sforzarsi di cercare e di trovare qualche via 
				per aiutarle sul serio: ne vanno di mezzo i figli e la loro 
				educazione religiosa. 
				Non sono mai stato 
				un patito sostenitore del cardinal Martini ma vedo con interesse 
				le cose che scrive oggi guardando a ritroso la sua vita:" Ci 
				piace di più l'applauso del fischio, l'accoglienza della 
				resistenza....Beate quelle diocesi dove non esistono lettere 
				anonime... Si cerca di dire quello che piace al superiore... 
				Perché un altro ha avuto quello che spettava a me?"... Cose 
				simili le scrisse 50 anni fa don Lorenzo Mllani e venne 
				segregato; Rosmini, prossimamente beato, le espose 150 anni fa e 
				fu condannato. 
				Lungi dal pormi a 
				quei livelli ho rilevato in questi anni che 
				l'anticlericalismo 
				esiste perché c'è ancor troppo clericalismo. Ormai non mi 
				attendo più chissà quali grandi sovvertimenti. Però continuo a 
				sognare che qualcosa accadrà. Perché in tutti questi anni , 
				anche se talora mi son proprio sentito un povero cagnolino di 
				cui Lui si é servito, ho imparato e capito che Lui é 
				meraviglioso e che le sue strade son inattese. 
				don Luigi |