Cavallino 2009ESTATE 2009

Riflessioni - ricordi di una mamma - animatrice

 

E' una delle tradizioni parrocchiali più sentite ed amate il Campeggio al mare a Cavallino (VE).

Anche quest’anno, grazie alla collaborazione ed all’impegno di tante persone è stato possibile vivere la belle esperienza. Don Giuliano ha raccolto il testimone passatogli da don Luigi che l’aveva ricevuto dall’ideatore don Claudio. I numeri della esperienza sono rilevabili dalla foto grande con tutti i protagonisti.

Il tema del campo “Io: dono per gli altri”, è stato approfondito con interesse ed impegno da tutti i partecipanti. I vari passaggi possono indicare la strada percorsa: “Insieme”, ”Io ci sono e valgo”, “Gli altri con me”, “Scelgo di essere dono”, “Ricevo tanto dagli altri”, “Gratuità... fuori moda?”, “Essere lievito”.

Cosa si aspetteranno da me? Cosa potrò o saprò fare? Queste le domande che mi sono posta prima di partire per il campeggio, prima esperienza per me in questo senso. Ho capito che “Cavallino” vuol dire mettere a disposizione se stessi, con i propri pregi e capacità, ma anche con le proprie incertezze e debolezze. Significa vivere a 360 gradi con gli altri e per gli altri, come del resto citava il tema portante della riflessione quotidiana. A tal proposito, vedere oltre settanta persone sedute intorno ad una proposta, reale, concreta, è stato sbalorditivo; un momento atteso e vissuto con partecipazione da parte di tutti.

Il momento più intenso? La messa nella chiesa del villaggio, corale ed emozionante, ha fatto sentire che siamo comunità vera, unita.

Il momento più drammatico? La notizia della morte di Paolo Longi, amato e stimato da molti fra noi, ha suscitato disperazione in chi lo conosceva, motivo di rivivere tragedie per alcuni, commozione negli altri. Qui io, mamma, sono rimasta senza parole, l’accettazione della morte, di un figlio, di un amico, di una persona cara…ma don Giuliano è stato grande consolatore, vicino ai ragazzi fino a notte inoltrata, è riuscito a farli riflettere sul senso profondo della vita, e a far capire loro l’importanza di continuare il cammino intrapreso, come Paolo avrebbe voluto. E così è stato. La settimana è trascorsa fra giochi, spiaggia, gruppi di riflessione, lavoro comune, assemblee fino a tarda notte. Quella tavola poi, apparecchiata tre volte al giorno, lunga quanto il portico del “Feltre”, mai sguaiata, ma gioiosa e laboriosa, metteva allegria.

Sicuramente ci sono state anche le difficoltà, ma sono state affrontate e superate. Se il filo conduttore è l’amore, ogni cosa è possibile.

Certo Cavallino non è l’unica proposta d’incontro per i giovani, né può essere punto di partenza o di arrivo per la vita dei ragazzi della nostra comunità, ma comunque è segno tangibile che in un’epoca di sms, gelide e-mail e incontri virtuali i nostri ragazzi hanno bisogno di stare insieme, e quando lo fanno in un ambiente in cui lo stile è quello del vero cristiano, imparano a conoscersi, ad accettarsi e a donare qualcosa agli altri.

Silvia

 

 

 

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