E' una delle tradizioni parrocchiali più
sentite ed amate il Campeggio al mare a Cavallino (VE).
Anche quest’anno, grazie alla
collaborazione ed all’impegno di tante persone è stato
possibile vivere la belle esperienza. Don Giuliano ha
raccolto il testimone passatogli da don Luigi che
l’aveva ricevuto dall’ideatore don Claudio. I numeri
della esperienza sono rilevabili dalla foto grande con
tutti i protagonisti.
Il tema del campo “Io: dono per gli
altri”, è stato approfondito con interesse ed impegno da
tutti i partecipanti. I vari passaggi possono indicare
la strada percorsa: “Insieme”, ”Io ci sono e valgo”,
“Gli altri con me”, “Scelgo di essere dono”, “Ricevo
tanto dagli altri”, “Gratuità... fuori moda?”, “Essere
lievito”.
Cosa si aspetteranno da me? Cosa potrò o
saprò fare? Queste le domande che mi sono posta prima di
partire per il campeggio, prima esperienza per me in
questo senso. Ho capito che “Cavallino” vuol dire
mettere a disposizione se stessi, con i propri pregi e
capacità, ma anche con le proprie incertezze e
debolezze. Significa vivere a 360 gradi con gli altri e
per gli altri, come del resto citava il tema portante
della riflessione quotidiana. A tal proposito, vedere
oltre settanta persone sedute intorno ad una proposta,
reale, concreta, è stato sbalorditivo; un momento atteso
e vissuto con partecipazione da parte di tutti.
Il momento più intenso? La messa nella
chiesa del villaggio, corale ed emozionante, ha fatto
sentire che siamo comunità vera, unita.
Il momento più drammatico? La notizia
della morte di Paolo Longi, amato e stimato da molti fra
noi, ha suscitato disperazione in chi lo conosceva,
motivo di rivivere tragedie per alcuni, commozione negli
altri. Qui io, mamma, sono rimasta senza parole,
l’accettazione della morte, di un figlio, di un amico,
di una persona cara…ma don Giuliano è stato grande
consolatore, vicino ai ragazzi fino a notte inoltrata, è
riuscito a farli riflettere sul senso profondo della
vita, e a far capire loro l’importanza di continuare il
cammino intrapreso, come Paolo avrebbe voluto. E così è
stato. La settimana è trascorsa fra giochi, spiaggia,
gruppi di riflessione, lavoro comune, assemblee fino a
tarda notte. Quella tavola poi, apparecchiata tre volte
al giorno, lunga quanto il portico del “Feltre”, mai
sguaiata, ma gioiosa e laboriosa, metteva allegria.
Sicuramente ci sono state anche le
difficoltà, ma sono state affrontate e superate. Se il
filo conduttore è l’amore, ogni cosa è possibile.
Certo Cavallino non è l’unica proposta
d’incontro per i giovani, né può essere punto di
partenza o di arrivo per la vita dei ragazzi della
nostra comunità, ma comunque è segno tangibile che in
un’epoca di sms, gelide e-mail e incontri virtuali i
nostri ragazzi hanno bisogno di stare insieme, e quando
lo fanno in un ambiente in cui lo stile è quello del
vero cristiano, imparano a conoscersi, ad accettarsi e a
donare qualcosa agli altri.
Silvia