intervento di Simona, nipote del vescovo

e del cognato

 
   
     

Col cuore in gola, Simona ha fatto tremare la cattedrale. Le sue parole sono andate al cuore della gente, anche se erano per Vincenzo. Da giorni era diventata ormai famigliare ai bellunesi, a braccetto della madre Rosaria e con la zia Ernestina, la si vedeva fare la spola fra il Vescovado e San Pietro. «Già una settimana è trascorsa da quando sono arrivata a Belluno per salutarti e stare vicino a mamma in questo momento difficile. Da allora non sono ancora partita, mentre tu sì, per un lungo viaggio. Ora ti immagino tra i pascoli verdi e montagne in fiore, le stesse che vedevo dalla tua finestra mentre tu lottavi per la vita. A Belluno ho camminato i tuoi passi, incontrato la tua amata gente, stretto mani sincere e sorriso a visi emozionati, come tu facevi».

In una cattedrale piena di vescovi e preti, ligia al protocollo, è riuscita ad aprire una finestra anche su Belluno e la sua gente. «In tanti mi hanno detto: «tuo zio era davvero speciale, era uno di noi». «Il vescovo ce l'ha fatta, il dipinto l'ha voluto portare a Belluno e così è stato. Fino a pochi giorni fa raccoglievo narcisi colorati nel tuo giardino, per rallegrare la tua camera, ho cantato lodi al Signore, così tu volevi che in preghiera noi facessimo per accompagnare il tuo latino nella luce divina.

«Mi hai detto: amo dei giovani la loro capacità di cogliere l'essenziale, stai con loro questo tempo che rimane. E poi ha sussurrato con un filo di voce: vado incontro al Signore, ma non so se ne sarò degno. E io ho sorriso incredula a tanta umiltà, caro zio. Ci hai pregato di aiutarti a correre incontro al Signore. Ho fatto ciò che desideravi, ho pregato perché presto potessi vedere il volto di Gesù.

«Ricordo le tue ultime parole: "Simona, ricordati di essere zia attenta e premurosa, anche se non sarai sempre presente". Un po' così tu sei stato per noi, pastore zingaro, dalla parte di Cristo, in Cristo e per Cristo, tra la gente di tutto il mondo e quella di Belluno, ma profondamente legato alla tua terra e alla tua famiglia». «Buon viaggio, Vincenzo, abbraccia in cielo tutti i nostri cari con le tue braccia immense, che terrai aperte anche a protezione della tua gente, braccia larghe e spaziose come il tuo grande e forte cuore».

Poi è stata la volta di suo padre Luigi, che ha ringraziato tutti a nome della famiglia. «Nell'ultimo colloquio personale privato, mi ha chiesto: secondo te, sono stato un buon pastore? Se sono mancato in qualche cosa, chiedi scusa a nome mio e ringrazia ancora tutti per il bene che ho ricevuto. Per dirlo con le sue parole, qui c'è un filone straordinario di santità e si riferiva alle quattro cause bellunesi di beatificazione. Aggiungo invece io: vi abbiamo dato un povero bambino partito da casa a dieci anni con la valigia di cartone, vi abbiamo dato un prete e un vescovo e ci rendete un santo. Avete avuto il Papa dal sorriso buono, ora avete anche il vescovo dal sorriso buono. Siatene orgogliosi anche a nome nostro».