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VITA
La tradizione tramandata da antichi Breviari afferma che la sua famiglia
proveniva da Cartagena (Cartago nova) e da nobile progenie
ispano-romana. Suo padre Severiano fuggì verso Siviglia intorno al 554,
davanti agli invasori bizantini, portando con sé la moglie, di cui non
conosciamo il nome: è vero che il figlio Leandro, scrivendo alla sorella
Fiorentina, parla della madre Tortora, ma si tratta probabilmente di una madre
spirituale, forse una vecchia inserviente della famiglia, divenuta poi badessa
del monastero in cui professò Fiorentina. Insieme con i genitori partirono da
Cartagena i tre figli: san Leandro, poi arcivescovo di Siviglia, san Fulgenzio,
poi vescovo di Astigi (Ecija) e santa Fiorentina, che abbracciò la vita
monastica. Probabilmente Isidoro nacque nell'esilio sivigliano tra il 560 e il
570. Alla morte dei genitori, avvenuta quando Isidoro era ancora bambino, Leandro
rimase il capo della famiglia e, da un suo scritto alla sorella Fiorentina, si
desume che curò paternamente l'educazione del fratello più piccolo.
LE
OPERE Sotto la
sua guida si compì la formazione umana e letteraria di Isidoro. Isidoro, l'autore più letto ed ammirato
nell'alto Medioevo, è l'erede di una tradizione letteraria, fiorita nel Sud
della Spagna, sin dall'epoca pagana, con nomi noti nella storia delle lettere e
nella patrologia. Egli perciò è più conosciuto attraverso i suoi libri che dai fatti
della sua vita. L'Europa di allora lo riconobbe come maestro e in tutti gli scriptoria
si trascrivevano le sue opere, per cui è giunta fino a noi una raccolta di
codici così abbondante da non essere paragonabile a quella di nessun altro
autore del Medioevo.Un discepolo prediletto di Isidoro, san Braulio,
vescovo di Saragozza, bibliofilo scrupoloso e appassionato ammiratore del
maestro, ci ha lasciato una descrizione di queste opere nello scritto intitolato
Renotatio o Praenotatio. E’ quasi certo che vi si trova l'elenco
completo degli scritti isidoriani, annotati secondo un preciso ordine
cronologico.
Tutti gli
studiosi ammettono che Isidoro fu uno scrittore eccezionale, che tramandò la
cultura antica. Il Medioevo, fino al sec. XII, lo ritenne un oracolo
indiscutibile, un nuovo Salomone, il restauratore della sapienza umana. Si è
molto discusso sul significato e il metodo del lavoro isidoriano, la cui
originalità è negata da molti. L'accurato studio scientifico delle fonti,
fatto specialmente negli ultimi tempi, ripropone il problema sotto una nuova
luce, e tende a rivalorizzare l'opera di Isidoro. Il Fontaine, grande
conoscitore dei manoscritti isidoriani, a cui ha consacrato la sua vita di
ricercatore, chiede ad ogni studioso che avvicini il santo Dottore, in cerca
della sua originalità, una metanoia scientifica: « L'évéque de Séville
n'est pas un simple fil sonore de l'érudition antique », e nella ricerca delle
fonti, un'opera più che di disintegrazione, di integrazione per capire
l'apporto personale di Isidoro alla composizione delle sue opere. Non abbiamo
dati concreti sull'attività pastorale di Isidoro, benché nelle sue opere parli
spesso dei doveri di un vescovo. Nel III libro delle Sententiae afferma
che il programma di un vescovo comincia con l'abnegazione di se stesso e con
l'umiltà e continua con l'integrità di vita, l'arte di esporre la verità
cristiana, il buon esempio, la sollecitudine per il suo gregge come il pastore
buono che cura le sue pecorelle o il medico che si occupa dei suoi malati.
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