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E’ molto
interessante e curioso notare che queste usanze del non mangiar pane il 13
dicembre, sorta in memoria di una carestia che nel sec. XVIII affamò la
Sicilia, si sia poi diffusa, con altre leggendarie motivazioni, praticamente a
tutta l'area del culto della santa. In alcuni casi, tuttavia, nel giorno della
festa si usa distribuire pane ai poveri o cuocere piccoli panini rotondi
chiamati « occhi » di santa Lucia. Sarebbe
difficile o, comunque, non argomento da approfondire in questa sede, il
delimitare l'estensione non del culto - che è nota - ma delle usanze e credenze
popolari.che si accompagnano ad esso e, qualche volta, esulano dal suo ambito.
Dalla
Sicilia, in cui cerimonie pubbliche, fiere, pellegrinaggi ricordano con orgoglio
e affetto filiale i natali della santa, si potrebbe risalire a tutte le regioni
italiane, in cui il patronimico di Lucia è fra i più diffusi e in cui non
esiste villaggio dove non sorga una chiesa o una cappella dedicata alla martire.
In ognuna di esse la fantasia dei popoli e la sua devozione hanno instaurato tradizioni spesso gentilissime.
Fra queste una delle più belle è quella che dal Veneto è passata alle
finitime nazioni, in Austria e in Cecoslovacchia, secondo la quale nella notte
del 13 dicembre la santa si incarica di distribuire doni ai bambini, lasciando,
nel caso, non il nero carbone punitivo della Befana, ma una eloquente
bacchettina. Francia, Germania, Belgio, Olanda, Svizzera, Spagna, Jugoslavia,
ecc., insieme alle molte attestazioni di un culto antico e seguito, coltivano
usanze locali relative alla festa, che non variano poi troppo da quelle
originarie della Sicilia. La
tradizione più interessante, tuttavia, ha la sua manifestazione nell'estremo
Nord dell'Europa, in paesi da molto tempo dolorosamente separati dalla Chiesa
romana. In Danimarca e in Svezia, il 13 dicembre viene festeggiato con la scelta
di una « vergine saggia »che, scortata da compagne tutte ugualmente vestite di
tuniche bianche con una corona di sette candele sul capo, percorrerà le strade,
raccogliendo e portando nelle case, negli asili, nelle istituzioni caritatevoli
i doni pre-natalizi. La «
Lucia » svedese viene talvolta invitata a Siracusa, dove ha un posto d'onore
nelle solenni cerimonie celebrative della santa. Significativo richiamo alle
origini italiane di tale, usanza è uno degli inni che le «Lucie » cantano,
portando le loro sette fiammelle tra le brume delle città nordiche, le cui
parole sono adattate al motivo dell'antica e nota barcarola napoletana
intitolata appunto « Santa Lucia ». Del resto anche nel campo della musica,
oltre agli oratori del Pacini e alle molte melopee narrative proprie di diverse
regioni che tramandano la leggenda della santa, noi ritroviamo un'infinità di
cantilene e di ninne-nanne popolari, nonché invocazioni ritmiche per
impetrare la salvezza della vista. Questa protezione del bene più caro che
abbia l'uomo, la luce degli occhi, è, infatti, la maggior fonte di preghiere,
scongiuri, poemi e proverbi popolari. « Santa Lucia ti conservi la vista » è
l'augurio del mendicante cieco ed è il benevolo e scherzoso rilievo dell'amico,
che aggiunge « perché l'appetito ce l'hai! ». La vergine siracusana, insomma, è al centro di un mondo umano che spesso si proclama non
credente, ma che è ossessionato dalle tenebre e che sente la necessità di
affidare la sua più preziosa ricchezza, la luce, 'a qualcuno che della luce di
Dio è riflesso sulla Terra.
preghiera a S.Lucia
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