San Girolamo Emiliani

L'8 febbraio di ogni anno in tutta la Chiesa universale si fa "memoria facoltativa" di S. Girolamo Emiliani, senatore della Repubblica di Venezia, dove nacque da famiglia nobile nel 1486. Ultimo di 4 figli, fu educato secondo il suo rango e la madre in particolare curò la sua formazione cristiana. Ma Girolamo, crescendo, amava le armi, la gloria, il piacere: Venezia offriva tutti gli incanti, tutte le prospettive, e Girolamo non ne passò immune.

Si convertì per un miracolo eclatante che avvenne a Quero, proprio nella provincia di Belluno. Siamo ai tempi della lega di Cambrai (formata da Massimiliano d'Austria, Luigi XII di Francia, Ferdinando d'Aragona, il Papa Giulio II, che rivendicavano i territori tolti loro da Venezia): mezza Europa si scatenò contro la Serenissima.

Dopo varie vicende della famiglia Emiliani e di Venezia, a soli 25 anni, si trovò a capo di 300 uomini come castellano del castello‑fortezza di Quero. Il forte si trovava in una gola stretta tra le montagne e il Piave e sbarrava la strada che da Treviso portava a Feltre (c'è ancora e si trova nella vecchia strada provinciale nel tratto che dalla stazione ferroviaria di Vas scende a destra e, proseguendo verso Feltre, si ricongiunge alla. strada attuale. Tutte le notti una grossa catena veniva tesa tra il castello e la sponda opposta del fiume per impedire il passaggio (in seguito tale sbarramento pare venisse usato per la riscossione dei dazi).

Era il 27 agosto 1511. I francesi avanzavano a migliaia e si preparavano ad assediare il castello. La situazione era disperata; così i soldati di ventura fuggirono e fuggì il governatore di Quero. Girolamo rimase con soli tre uomini ma non si arrese. Venne preso, frustato sbattuto nel fondo di una torre con ceppi al collo, ai polsi, alle caviglie. Lì vi rimase per un mese e ... fece il suo `ritiro spirituale'. Pian piano riaffiorarono alla sua mente le immagini di quando, bambino, pregava con la mamma, e in un momento di grazia si rivolse alla Madonna e Le promise che, se liberato, avrebbe cambiato vita.

Era il 27 settembre 1511 e la Madonna gli apparve, lo liberò, lo accompagnò attraverso l'accampamento nemico fino alle porte di Treviso ed egli, così come si trovava, si presentò al santuario della Madonna Grande dove lasciò la sua testimonianza e i ceppi ormai inutili.

Da allora visse intensamente la, vita spirituale nella ricerca continua di autentico rapporto con Cristo. Fu devoto ammiratore di s. Francesco e come lui lasciò le sue ricchezze (1531). Ebbe cura prima dei suoi nipoti rimasti orfani, poi curò altri bambini rimasti soli e abbandonati (era il periodo della. peste), si trasferì all'ospedale degli incurabili (ora ospedale civile di Venezia) e visse con loro e per loro. Nel 1532 lasciò Venezia (per non essere coinvolto di nuovo nella logica delle benemerenze e della vanità) e si fermò al limite della Repubblica Veneta, a Somasca (oggi provincia di Lecco, nei luoghi manzoniani).

Lì, coniugò la vita eremitica con la cura amorevole di altri poveri, orfani, abbandonati, appestati, contadini; li fondò nel 1534 la "Compagnia dei servi dei poveri" (i Somaschi). Nel 1537 venne ospitato morente, avendo contratto la peste, in una povera casa di Somasca dove morì. Sulla parete che gli stava di fronte aveva tracciato, con un pezzo di mattone, una croce.

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